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vibrazioni-forzaVibrazioni nella Forza

Storia critica delle discipline orientali

Sergio Raimondo

Prezzo € 24,00

La Meridiana Edizioni

Questo lavoro, il primo nel suo genere, nasce dalla più che rodata esperienza di decine di migliaia di appassionati delle discipline orientali. Nel corso degli anni, infatti, alle arti centrate sullo studio di tecniche idonee al combattimento si sono aggiunte varie

discipline che, pur restando distanti da pratiche di lotta, si fondano su principi teorici analoghi, perseguendo la stessa ricerca di equilibrio personale tramite una coerente autoeducazione di corpo e mente.

Queste pagine soddisfano il bisogno di coniugare insieme l’illustrazione del contesto culturale con l’esplicazione dei contenuti tecnici e disciplinari dell’attività formativa. Rivolto agli insegnanti, questo manuale, agile e nel contempo di notevole completezza, contiene un metodo formativo maturo da offrire al cittadino interessato a intraprendere un nuovo percorso di sviluppo personale con la pratica delle discipline orientali.

Le discipline orientali identificano i metodi di allenamento psicofisico di origine asiatica noti come arti marziali, ginnastiche energetiche, tecniche di meditazione. In questa dimensione globale, le discipline orientali stanno suscitando uno straordinario interesse nel nostro paese.

Le esperienze confluite in questo libro testimoniano, in fondo, la possibilità di costruire un moderno spazio etico per una laicità attenta alla comprensione e al rispetto dell’altro, del radicalmente altro, come premessa per immaginare la pace.


Sedioli Il karate nell’età evolutiva
Una innovativa esperienza/proposta per insegnanti e praticanti

Davi Massimo, Sedioli Gilberto

Prezzo: € 15.00



Sport e salute2681546

Nicola Porro, Sergio Raimondo

Lo sport contemporaneo si presenta come superamento dei limiti, narcisismo, doping ma anche come inclusione sociale, equilibrio psicofisico, veicolo di integrazione sociosanitaria, come diritto di cittadinanza e come campionismo, percezione dell’attività motoria nei termini della medicina e in quelli della politica, o meglio biopolitica. La stessa conquista della salute come obiettivo della pratica sportiva non è meramente riducibile all’assenza di malattia, all’efficienza fisica, ma va intesa anche come rivendicazione di condizioni sociali di benessere. In altri termini, la pratica sportiva aiuta a regolare i comportamenti sociali e a creare sentimenti di appartenenza, vale a dire a tracciare percorsi di democrazia.


Lo zen e la via del karate zen karate
Tokitsu Kenji

Non solo forma di autodifesa, sport agonistico, il karate può essere capito, valutato e sfruttato a fondo solo se lo si ricollega al più generale fenomeno delle arti marziali e alla cultura orientale.

 


Il mio judo in Palestina
Riccardo Simeonesimeone

Riccardo ha insegnato e insegnera’ di nuovo , quando potra’ tornare li’, Educazione Fisica, Judo, Ju-Jitsu e Difesa Personale, presso L’universita’ di Nablus e presso i Summer e Winter Camp, organizzati all’interno dei Campi Profughi Palestinesi. Ha cercato cosi’ di alleviare con il Judo, i traumi psicofisici dei bambini e dei ragazzi palestinesi. Da questa esperienza di Insegnamento, e’ nato il libro “il Mio Judo in Palestina”. Con il ricavato della vendita del libro, verra’ costruito un asilo Nido nella Striscia di Gaza. Per acquistare il libro, rivolgersi presso l’A.S.D. Banzai Cortina oppure contattare Riccardo Simeone [email protected])


NERO DI ROMA – STORIA DI LEONE JACOVACCI
L’INVINCIBILE MULATTO ITALICO
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Valeri Mauro

II colore della pelle e il colore dei pugni. Questa di Leone Jacovacci è una storia all’italiana di una possibilità mancata. Di come il nostro paese abbia rifiutato l’occasione di diventare più aperto, più giusto, più multiculturale. Di come non abbia usato lo sport per emanciparsi da una cultura incivile, che ancor oggi sopravvive negli stadi. Il Nero continua ad essere uno straniero per forza, perché siamo tutti convinti, più o meno inconsciamente, che è la pelle e non la cittadinanza burocratica a determinare le appartenenze. Siamo convinti che i Neri non possano essere italiani. O meglio, non possono essere “italiani veri”. Al Nero attribuiamo una colpa irrevocabile: non ha “la pelle giusta”, per dirla con Paola Tabet. Tutto si può nascondere, ma non il colore della pelle, che resta un marchio indelebile. Facile dire che, costretto a dover prendere la vita a pugni, alla fine Leone ha scelto di fare il pugile, di aderire allo stereotipo del Forzuto Nero. Ma il ring e la vita sono due realtà differenti. Se sul quadrato Leone è riuscito ad affermarsi a suon di k.o., fuori dal ring ha dovuto combattere contro pregiudizi razziali e razzisti, che gli hanno reso più difficile la carriera e forse anche la vita.